Pittura d’Anima di Boris Brollo

“Dipingere è un modo di amare. Amare è un modo altissimo di donare intelligenza”. Da “Van Gogh” di Dino Formaggio, A. Mondatori – 1952.

Si sono scritte diverse cose sulla pittura di Claudio Polles ma, a mio avviso, soprattutto in riguardo alla questione formale ed estetica più che artistica. Lo si è paragonato all’Espressionismo Astratto Americano, come all’espressionismo europeo del Gruppo Cobra. Di certo la forma, la struttura della pennellata, così l’abrasione cromatica e lo sconfinamento delle stesure, oppure la grafia incerta del segno formano certamente quel suo particolare lirismo che lo rende soggetto unico in dialettica col resto della pittura esistente di cui si fa riferimento. Ma ancora, personalmente credo che Claudio Polles quale artista stia altrove e sia un caso tutto a sé nato fra la sua esperienza cromatica che gli viene dalla sua venezianità e l’incontro con la Tasmania e la sua luce australiana. Laggiù nella Terra di Arnhem in Australia gli aborigeni hanno dato vita ad una saga pittorica legata agli spiriti Malandi che sono cattivi e maldisposti nei confronti degli indigeni mentre i Mimi non disturbano nessuno. Questi spiriti riempiono le scene di caccia egli aborigeni di questa terra dove tutta la pittura di quelle genti è denominata come Pittura a Raggi X in quanto vengono riprodotti gli animali con le loro viscere, quasi fossero ripresi e descritti in una lastra a raggi X, dove si leggono le ossa assieme alle interiora ed ai contorni della figura. Ed è in questa cultura che si nutre la visione pittorica di Polles. Egli sintetizza la sua visione interiore accesa di cromatismi veneti con l’animismo delle pitture della Terra di Arnhem. I suoi segni, le slabbrature delle sue figure, la loro mancanza di forme punta più a cogliere dettami interiori legati ad una visione animistica della pittura che a cogliere un aspetto formale legato a questo o a quel punto della storia dell’arte contemporanea. Egli è uno sciamano dell’arte, e agisce come tale. È come quando dopo un incidente si scopre in noi il pranoterapista, o, altrimenti: di essere capaci di premonizioni. Così l’incontro con una cultura quale quella aborigena dell’Australia ha creato in lui un cortocircuito, uno shock artistico, che ha dato vita ad una pittura sincretica dove l’europeismo si è innestato in una cultura altra dando luogo ad un animismo cromatico fatto di “larve colorate”, di segni baluginanti, dentro una notte blu-nera. Gli uccelli che banchettano sono sagome, anzi meglio, contorni luccicanti che contemplano un corpo ridotto oramai ad un ectoplasma di colore. A Claudio Polles non interessano le deformazioni alla Bacon, o gli annodamenti alla Pollock; egli dà corpo alla sua visione interiore per mezzo di un pittoricismo incerto, indefinito, che si determina nella pratica pittorica non nel pensato; esso è il risultato dell’agire sul e nel quadro; il quadro diviene il ring della lotta delle sue visioni dove alla fine di questa lotta pittorica restano delle figure quale teatro dell’accadimento. La sua tela è l’incontro fisico fra il colore veneto e la cultura animistica dell’Australia aborigena. È il fascino dell’esotico ma che non sfocia, qui, nell’esoterismo tout court. Inoltre Claudio Polles viene da una terra dove i fantasmi hanno un corpo. Tutto ha un peso fisico nella terra di Conegliano sulle colline trevigiane. La luce, i colori, le colline, le strade, la notte ed il giorno dentro di lui sono ora soltanto una traccia fantasmatica che ha ritrovato ragione di esistere nella sua pittura australiana. Sì perché a mio vedere essa non è più europea quanto non sia australiana. Come spesso succede alle persone che vivono fra due culture, questi scambiando spesso nel tempo il Paese abitato avviene in loro uno sradicamento della cultura d’origine senza però che avvenga l’integrazione in quella di arrivo e pertanto vivono in una cultura che si può definire del ricorso alla memoria. Una cultura di transizione. Come direbbe Cioran sarebbe uno straniero metafisico sia per l’una che per l’altra cultura. Non resta al nostro Artista che ricorrere ai suoi ricordi. Ecco qui il nocciolo “duro” (centrale) della sua pittura. Nel segreto della sua anima diventa il polo della sua visione al di sopra della singola storia. La sua è una pittura d’amore in quanto si compie nel contesto di scambio fra due culture delle quali trattiene le emozioni migliori per trasformarle nell’intelligenza della sua animata e animistica pittura.

Boris Brollo