Zona Franca di Boris Brollo
“Ho visto mondi, ho visto albe che voi umani non potete nemmeno immaginare”, così parla il replicante umanoide Roy all’umano poliziotto Rick nel film Blade Runner. Questo stato di grazia dà la superiorità dell’uno sull’altro ed implica una capacità psicologica superiore se la nostra coscienza si forma con l’esperienza in un flusso continuo di immagini come sembrano sostenere le ultime teorie di Oliver Sacks, il medico scienziato di “Risvegli”. Uso questo paradigma della Zona Franca quale stato di grazia per dire che in Claudio Polles tutto questo è accaduto. Egli ha visto più albe, più paesaggi e più mondi di noi tutti non tanto nel senso geografico in quanto viaggiatore fra i due continenti: Europa ed Australia, bensì per la coniugazione di queste differenze culturali che questi due mondi hanno creato in lui. La contaminazione fra culture è un dato assodato e questo genera spesso un risultato artistico affascinante che propende per la fusione dei due mondi culturali dando per risultato uno stile ibrido. Non è il caso di Claudio Polles. In Polles invece tutto questo pescato nel profondo del so inconscio che è comune a questi due mondi. Negli studi sui sogni dei vari popoli Géza Roheim sosteneva, da antropologo psicanalitico, che il sogno è comune a tutta l’umanità e che in questa contingenza vi sono degli elementi comuni archetipali, da lui detti “arcani” come la Caverna, l’Acqua, il Monte e così via. A dimostrazione che alcuni “segni” ci accomunano e ci rendono fraternamente vicini al di là della appartenenza razziale e nazionale. Questo universo inconscio ha affrancato l’arte di Claudio Polles dal dover scegliere fra le due culture: o europea o australiana e gli ha creato una “zona franca” dove tutto questo s’incrocia magmaticamente producendo una pittura esistenziale. Una pittura di tipo immanente. Essa si consuma matericamente e testualmente sotto l’impulso della sua vitalità nervosa prepotente e generosa. Ciò può farla giudicare quale pittura espressionista, oppure come una pittura dal carattere infantile tipo l’Art Brut, mentre tutto questo non c’è. Semplicemente non esiste una tale prova. La pittura di Claudio Polles nasce dal di dentro. Oserei dire dal cuore, ma non è neanche vero questo, essa nasce piuttosto dai suoi nervi. È un prolungamento della sua psiche nervosa, dei suoi bisogni emotivi. Da cosa si deduce?
Si può dedurre dal fatto che i suoi personaggi dipinti non sono umani, sono essenzialmente fantasmi o meglio ectoplasmi di colore. Tutta la loro terminazione nervosa è negata. Tutto il corpo e le espressioni emozionali sono contenute – spesso – nelle facce. Nella testa a volte ingrossata quale significato ulteriore di importanza in quanto sede, la testa, dei quattro sensi più importanti. Quindi amore, negazione, sentimenti, affetti, orrori, o anche niente da dire, o in cui credere, tutto avviene dentro questa presenza che occupa il quadro. Ingombrante a volte o che crea disagio per l’appunto visto che ognuno può ritrovarsi in queste facce e magari può completarle con i propri occhi, quasi guardandosi allo specchio: Faccia a Faccia! La poesia sta nel contorno e nelle scritte che a volte sono brevi poesie spermatiche, nel senso che egli lascia la sua traccia sgocciolante di colore a segnare il territorio mentre attorno volano pesci, o corrono cani sopra corpi distesi come nel sogno di Fussli, qui non terribili, ma amorosamente giocosi. Uccelli che zampettano e corvi che banchettano in allegria forse cantando la ballata di Poe: Nevermore, Nevermore. Un altro grande artista europeo faceva volare le sue bestie sui paesaggi e le persone: Marc Chagall. In Polles anche questo non è semplice escamotage ma cultura dato che, come Chagall, era ebro e russo, così egli è italiano e australiano insieme. Ecco spiegato in parte questo suo mondo animistico, questa sua dualità culturale che nasce dal profondo del suo vissuto. E ne fa un uomo che non ha radici storiche nel senso di una tradizione comune da difendere, bensì nasce quale “straniero metafisico” senza radice alcuna se non quella della sua pittura. Una pittura che non assomiglia ad altre; una pittura esistenziale! Certo tutto si fa grumo materia, terra, fango, vento, uccello, stridio, luce, sole, fino a farci chiudere gli occhi e a pensarsi dentro scendendo verso la radice più profonda di sé stessi, sino alla radice spermatica che investe il mondo come un magma rigeneratore. Questo è anche la poesia di Claudio Polles. Una poesia ed una pittura dalla radice esistenziale comprendendo in questo termine, cultura e vita mescolate col sangue del colore e con l’immagine della mente.
Boris Brollo